Non avrei mai pensato di scrivere un post dedicato
al football.
Sono arrivata in Inghilterra con un certo grado di
saturazione riguardo al mondo del calcio in ogni sua forma. Ho provato sollievo
all’idea di non dover lavare calzettoni puzzolenti e scarpe incrostate di terra
e fango (e chi mi dice che i ragazzini dovrebbero arrangiarsi a tenere pulite
le loro attrezzature o ha una lavanderia dedicata e isolata o ha un imbianchino
a disposizione ogni quindici giorni); e mi sono sentita liberata dal “sequestro
familiare” che comportano 3 allenamenti
settimanali, più la partita del sabato pomeriggio, più tornei di vario
tipo sparpagliati duranti l’anno, spesso nei fine settimana. Per non parlare
della TV quasi sempre sintonizzata su un anticipo, posticipo, Champions League,
Coppa Italia e non so cos’altro ancora.
Ma Tom adora il calcio, davvero (e così suo papà
e mio marito Alessandro). Non riesce a camminare se non dà qualche pedata a
qualunque oggetto possa in qualche modo rotolare. Già dopo un paio di giorni
presso il nostro primo indirizzo londinese l’ho trovato che conversava
amabilmente, con le sue 50 parole di inglese, con un altro coinquilino ben più
grande di lui, Mahmut, originario di Istanbul
e supporter del Fenerbache, di Milan, giocatori, del campionato inglese
ecc. mentre io avevo scambiato sì e no due frasi di circostanza. Ovviamente
appena trovata la dimora definitiva mi ha chiesto un pallone e siamo andati al
parco; e lì non ci ha messo molto a trovare qualcuno con cui fare due tiri, di
tutte le età.
Praticamente è stato Tom con il suo pallone e la sua
conoscenza sull’argomento che ha aperto molte porte qui, senza nemmeno sapere
bene la lingua.
Perché, se ci dimentichiamo del calcio-mercato e degli
ingaggi milionari, dei diritti TV e dei calciatori capricciosi come vere e
proprie star, ma torniamo ai fondamentali, dobbiamo ammettere che il calcio è
davvero universale e democratico. Che sia quello giocato per strada o in
spiaggia con le porte fatte con le ciabatte, che sia quello visto su uno
schermo o letto sulla Gazzetta, è un linguaggio semplice e immediato, un
passpartout.
Per questo la World Cup, anche con tutti i problemi e le
contestazioni del caso, rimane una grandissima festa collettiva ed è difficile
rimanere indifferenti anche se non si ama il calcio.
Tom stasera (sabato 14) seguirà Italia-Inghilterra a casa di un suo amico, ognuno tiferà il proprio paese e poi dormiranno insieme. E la mattina dopo? Alle 8 appuntamento per andare ad un torneo di calcio che durerà tutta la domenica, naturalmente. Pensavo di essermela scampata per un po’.
Comunque avete visto
l’ultimo spot, “The Last Game”, di una
nota marca sportiva che inizia con la N? E’ talmente bello che ci fa diventare
simpatico perfino Ibra.